Penso che i Vigili del Fuoco siano persone straordinarie, e te ne rendi conto quando vedi qualcuno che ne ha bisogno, come accade per tante altre cose.
Un giorno un amico mi disse di avere questa grande passione, e spesso accadeva che dopo aver terminato il suo lavoro “ordinario”, si dedicasse come volontario all’attività di Vigile del Fuoco.
Rimasi molto colpito e gli feci subito una domanda…
Cominciai con “ti è mai capitato di entrare in un posto mentre stava andando a fuoco?”
E lui, sereno: “certamente, anche un mese fa…”
Ed io: “qual è stata la prima cosa che hai pensato in quel momento? Avevi paura di trovare qualcuno in mezzo al fuoco?”
Lui: “eh no. Io sapevo già che dovevo andare a togliere qualcuno dal fuoco. Il mio primo pensiero è sempre rivolto a salvare me stesso, altrimenti come posso aiutare gli altri?”.
Rimasi silenzioso e sereno, consapevole di aver appena ricevuto una lezione di quelle che ti lasciano il segno.
Puoi aiutare gli altri se prima non hai aiutato te stesso?
E ancora, viene da pensare che sia complicato credere di comprendere gli altri, se non ci comprendiamo noi stessi per primi .
Ho poi pensato a quante applicazioni dell’esempio del mio amico avrei potuto incontrare nella quotidianità: ne ho trovate davvero molte.
Nella scuola, ad esempio, gli insegnanti sono dei modelli per i ragazzi. I docenti riescono a comprendere i messaggi che loro stessi, come persone, forniscono ad una classe?
Vale anche per i genitori. I figli sono gli specchi dei genitori (è una frase della cultura popolare), e modellano i modelli che i loro genitori offrono costantemente.
Dal canto loro, i genitori spesso vorrebbero comprendere i figli quando faticano a comprendere se stessi.
La consapevolezza di questi processi non è ancora di tutti, ed il lavoro da fare è tanto, così come è alta la posta in gioco.