Quanta emozione, amici lettori, durante le giornate al Forum delle Eccellenze organizzato da Performance Strategies. Anche quest’anno l’amico Marcello Mancini ha fatto centro con un’enorme partecipazione all’evento di Roma.
Perché vi scrivo di questo? Beh, anche perché quest’anno al Forum c’era il Professor Giacomo Rizzolatti, che ha meravigliato il pubblico sulla scoperta dei neuroni specchio, la loro utilità nella vita reale quotidiana e soprattutto aziendale (vista la presenza di imprenditori e professionisti che caratterizza il Forum).
E’ stata una giornata molto soddisfacente. Primo perché i miei studi da anni si sono concentrati su questa scoperta e quindi è sempre un’emozione essere spettatore di un relatore, direi un Maestro, così stimato; secondo perché ho finalmente osservato l’interesse vero da parte di una platea prevalentemente di professionisti e di imprenditori nei confronti delle implicazioni pratiche della scoperta dei neuroni specchio.
Che sia giunta l’ora di iniziare a formare le Risorse Umane di tutte le aziende (e non solo le più evolute) sulle basi scientifiche dell’empatia?
Il Prof. Rizzolatti ci ha nuovamente dimostrato come le nostre emozioni siano condivise dagli altri e come questo abbia ripercussioni enormi nella vita lavorativa, oltre che familiare.
Pensate a coloro che si presentano in azienda e già alla mattina hanno il muso, sono ansiosi, infastiditi da qualsiasi cosa: questo tipo di clima “emotivo” nuoce fortemente alla vita lavorativa di tutti coloro che entrano in contatto con questi “diffusori” di negatività.
E così in famiglia, pensate quando alla sera arriviamo a casa stanchi e non ci preoccupiamo del nostro stato d’animo: è un peccato, perché chi ci vedrà sarà in qualche modo portato a “provare”, a empatizzare, a vivere (anche se solo per un attimo) ciò che è il nostro stato d’animo negativo, e di conseguenza la serata potrebbe non essere eccezionale come vorremmo…
Occorre studiare, conoscere questi processi per riuscire a migliorare la nostra relazionalità e gestire al meglio le interazioni tra individui, tra colleghi: dove c’è un clima lavorativo positivo, il “fine giornata” arriva dolcemente, quasi in un batter d’occhio. E possiamo finalmente arrivare a casa sereni e sorridenti. Vi piacerebbe?
Ricordiamoci che “chi ama ciò che fa non lavora nemmeno un minuto della sua vita”. Amare il proprio lavoro è difficile quando si vivono relazioni umane tese e stressanti.
Quindi, per “smettere di lavorare”… iniziamo da subito a generare un clima migliore. Partendo da noi stessi.
Pensate di esserne capaci? Iniziamo con l’esserne consapevoli.
A presto!
Matteo