In un interessante articolo scientifico datato 23 novembre 2012 pubblicato su Scientific Reports, alcuni ricercatori dell’Università Bicocca di Milano (Proverbio, Crotti, Manfredi, Adorni e Zani) hanno indagato su un argomento importantissimo per chiunque si occupi di sport a livello professionale.
Provo a sintetizzare: nel loro esperimento hanno evidenziato che alla vista di una partita di basket, le persone “non addette ai lavori” hanno reazioni neurologiche differenti rispetto a chi abbia provato nella vita a praticare quello sport.
Hanno rilevato che, ad esempio durante un’azione di gioco scorretta, gli sportivi (giocatori di pallacanestro) che guardavano la partita erano molto attivi a livello cerebrale e ne comprendevano la valenza “errata”, mentre gli altri, che non conoscevano quello sport, avevano un’attività neurale normale, concentrata solamente sulle azioni di base, come potete vedere dalla figura qui sotto.
Ecco cosa fa il sistema specchio nello sport: il ruolo di coach per sportivi deve assolutamente tener conto di questa variabile, perché ha innumerevoli applicazioni nella preparazione dei professionisti che desiderino ottenere risultati eccellenti.
E’ chiaro come il ruolo dell’allenatore o Responsabile Tecnico di qualsiasi atleta o squadra debba conoscere questi meccanismi, perché in fase di training è possibile che gli atleti non siano allineati tra loro a livello motorio e quindi non riescano a comprendersi o a capire quali siano realmente le loro potenzialità. Così come potrebbero addirittura non comprendere le tattiche più complesse, che vanno spiegate da punti vista spesso non considerati dagli allenatori.
Il vocabolario motorio degli atleti si può arricchire di nuove azioni, purché si trovino nelle condizioni di poterle vedere e sperimentare con un certo tipo di allenamento.
Ho incontrato spesso atleti, anche specialisti della loro disciplina, che per anni non avevano compreso i loro limiti reali, ben superiori a quelli che potessero immaginare.
Ecco come esercizi semplici e di base, come visualizzazioni o tecniche di auto consapevolezza motoria, debbano essere funzionali e congruenti con la risposta motoria elaborata a livello cerebrale, altrimenti la loro efficacia verrebbe vanificata.
Sono molteplici gli aspetti da considerare quando si allenano gli sportivi. La motivazione è sicuramente importante, ma oltre a questa e ad una importante preparazione tecnica è necessario stimolare un’adeguata consapevolezza dei meccanismi che regolano le risposte “specchio“.
Un esempio semplice? Provate a pensare alla errata impostazione mentale di un membro di una squadra, il quale scende in campo senza la congruenza psicofisica richiesta dal contesto.
Pensate che gli altri atleti siano immuni dall’essere condizionati?
Gli esempi di un singolo che influenza l’andamento dell’intera squadra si sprecano, e chissà quanti risultati sarebbero cambiati con una diversa e più evoluta consapevolezza.
Buon allenamento!