Da qualche mese sto trattando il tema “l’inconsapevole violenza della comunicazione” e trovo riscontri immediati dalle persone che partecipano alle conferenze: abbiamo superato il limite di sopportazione. A cosa mi riferisco? Ad un particolare tipo di comunicazione, quella violenta che inconsapevolmente manifestiamo nel quotidiano.
Per fare un esempio… c’è modo e modo di suonare il clacson della macchina: si può fare per avvisare qualcuno di una manovra avventata e pericolosa, oppure per sgridare, per punire. Ho notato che gli automobilisti sono più nervosi, suonano il clacson con il volto della rabbia, e sarebbero addirittura pronti ad un confronto fisico per il fatto che qualcuno, maldestramente, sia passato prima di loro o abbia compiuto una manovra errata. Siamo meno tolleranti verso l’altro e crediamo che pochi secondi di tempo dati a beneficio dell’altro siano per noi una grave perdita. Ho notato sguardi sempre più cupi, meno “accoglienti” verso gli altri. C’è molto individualismo, meno cooperazione.
Ho cercato di darmi una spiegazione e la tesi che propongo è che, a contribuire a questa condizione, sia soprattutto il raggiungimento di un livello eccessivo di violenza nella comunicazione. Provate a notare i mass media principali. Vi sarà capitato di pranzare o cenare con la Tv accesa ed ascoltare, anche distrattamente, le notizie? Il momento del “nutrimento” è vitale per noi. In quel momento il nostro corpo si prepara ad un complesso sistema di trasformazioni interne chiamato digestione. Questo processo meraviglioso necessita di una certa concentrazione da parte del nostro organismo. Che effetto fa sentire alla televisione, mentre stiamo mangiando, notizie che parlano delle modalità con le quali è stato effettuato un assassinio? E ancora come può reagire il nostro corpo ad apprendere che di questo passo la crisi porterà il nostro Paese allo sfascio? Pensate che il vostro stato d’animo successivo all’ascolto (e ahimè spesso alla visione) di certe notizie sia utile al nostro organismo, alla nostra serenità e al nostro umore quotidiano? Ci fa bene tutto questo?
Se un criminale ha commesso un omicidio orrendo ai danni di un poliziotto londinese (cronaca di questi giorni), è davvero necessario far vedere il filmato che mostra macabri dettagli dell’assassino e ripeterlo ogni giorno per almeno una settimana in più di un telegiornale? Chi beneficia del protrarsi di questa violenza?
E’ così importante dover parlare per tre, quattro giorni (abbiamo casi che sono stati riproposti per anni!) delle modalità precise con le quali è stato compiuto un infanticidio? Dobbiamo proprio vedere la scena in cui le maestre di un asilo maltrattano dei poveri bambini? Questo “male” che noi subiamo mentre vediamo certe scene è così poco importante da farlo passare in secondo piano rispetto ad un indice di ascolti maggiore? Allora c’è qualcosa che non va.
La comunicazione è fondamentale perchè diffonde i valori di una comunità. I mass media hanno una grande responsabilità in tutto questo.
Mi sento dire spesso che “non puoi farci niente, la gente vuole questo, sono queste notizie che fanno vendere copie e alzano lo share”. A questa affermazione dico che non voglio credere. Voglio pensare che esista un’etica che guida alcune persone non solo in una direzione di profitto finanziario (vendere copie, alzare lo share), ma anche verso il benessere sociale, la diffusione delle cose belle che noi italiani abbiamo. E allora possiamo dire che una giovane ragazza anoressica si è suicidata, ma invece di raccontare i dettagli e ascoltare le interviste dei parenti disperati possiamo ascoltare l’intervista di una ex ragazza anoressica che ci racconta come ha fatto ad uscirne, cercando di spiegarlo a tutte le altre nella sua condizione. Così come possiamo dire che tre imprenditori si sono tolti la vita, ma intervistarne altrettanti che dalla crisi sono usciti, spiegando come hanno fatto.
C’è modo e modo di dire le cose.
E a coloro che mi dicono “puoi sempre cambiare canale” rispondo che non riesco a trovare un notiziario che tratti le notizie in modo positivo, propositivo, offrendo le possibili soluzioni e non i problemi, informando sulle notizie migliori. Voglio sapere cosa stanno facendo i nostri giovani ricercatori, voglio sapere se ci sono immigrati che hanno creato realtà imprenditoriali di successo e come hanno fatto, voglio sapere se ci sono dei paesi dove si sperimentano nuove forme di cooperazione e se ci sono aziende italiane che vincono la crisi e offrono lavoro, voglio sapere se esistono residenze per anziani dove le persone stanno meglio rispetto che a casa loro, scuole elementari dove si insegna l’intelligenza emotiva oltre a quella logico matematica.
Non ci credo che nessuno guarderebbe il “telegiornale delle buone notizie” perché c’è bisogno di vedere una luce, vedere anche il buono delle persone, una via migliore di questa. C’è ancora chi guarda trasmissioni come Quark o compra il mensile Focus! Io stesso mi ritrovo spesso a guardare “Art Attack”, che è una trasmissione per bambini ma mi mette il buonumore.
Abbiamo bisogno di stare meglio di così. Il nostro sistema specchio ha la necessità di “risuonare” soprattutto nelle azioni e sensazioni positive.
Venderanno meno copie (io non ci credo!), lo share non sarà più quello di prima, ma avremo una società meno triste e più cooperativa, con più speranza e più voglia di lottare per una condizione migliore di questa. Pensateci.