Buongiorno Lettori di Comeallospecchio. Ho ricevuto molte segnalazioni in merito all’ottimo articolo apparso sul Corriere della Sera di oggi 7 giugno 2014 a firma di Daniela Monti. I titoli scrivono “empatia: mettiti nei miei panni”, “l’intelligenza emotiva salverà il mondo…” e all’interno si citano le famose opere letterarie di Jeremy Rifkin, Daniel Goleman.
Sembra effettivamente che negli ultimi anni si parli di empatia e la si metta come il prezzemolo. Un altro fenomeno simile è il prefisso “neuro” (neuromarketing, neuroeconomia, ecc ecc…), ci avete fatto caso?
Si pensa che se qualcosa contiene “neuro” allora abbia un valore superiore. E se si parla di empatia molti si mettono in posizione di ascolto, di raccoglimento, perché si toccano corde importanti.
Tutto bene, ma quali corde?
L’empatia è la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato. Ne abbiamo anche consapevolezza delle basi fisiologiche con la scoperta dei neuroni specchio.
Ok, e quindi?
Possiamo essere tutti più attenti allo stato d’animo degli altri? Esatto. Questa è una buona strada, e l’articolo del Corriere pone l’attenzione su alcune casistiche interessanti come ad esempio il bullismo: se si insegna in modo migliore ai bambini il rispetto e l’ascolto delle emozioni e sentimenti altrui, sicuramente si potrebbero ridurre i fenomeni legati alla violenza reciproca. Già questo sarebbe straordinario e andrebbe insegnato il prima possibile nelle scuole italiane, e prima ancora nelle famiglie.
Ora cerchiamo di parlare di qualcosa in più. Non accontentiamoci di questo, anche se è già molto, e cerchiamo di fare un piccolo sforzo e ragionare “allo specchio”. Spesso e volentieri abbiamo al nostro fianco persone con stati d’animo non buoni: quante di queste volte il loro stato d’animo è causato dal nostro?
Gli altri sono il nostro specchio, e non riusciamo facilmente a capire che la loro emozione è molto spesso il riflesso della nostra.
Questo è il punto di vista che da anni su questo blog e nella mia attività quotidiana di formatore sto cercando di stimolare: nelle aziende quante persone sanno accorgersi del loro stesso stato d’animo tanto da riuscire a gestirlo senza condizionare in negativo quello degli altri?
Ci sono decine di migliaia di laureati in più ogni anno, il mercato del lavoro pullula di esperti e super tecnici.
Eppure sembra così complicato trovare persone laureate in “mettere a proprio agio gli altri”, o in “dare serenità al clima aziendale”. Pensate che queste due qualità possano essere utili in sede di ricerca e selezione del personale? Anche il miglior tecnico del mondo, se non sa comprendere le emozioni proprie e degli altri, crea quotidianamente danni immensi in qualsiasi realtà aziendale.
Confido nel futuro, nel fatto che sempre più aziende (molte già lo fanno da anni) puntino la ricerca e la formazione del personale su chi possiede caratteristiche di intelligenza emotiva come la capacità empatica e soprattutto il saper riconoscere il proprio stato d’animo in ogni contesto, mettendo in atto le scelte possibili per migliorarlo e di conseguenza far vivere meglio chiunque si presenti di fronte.
Oltre all’empatia, quindi, la direzione da seguire nei contesti familiari e aziendali del futuro è l’autoconsapevolezza individuale. E’ solamente questione di tempo.